Carnevale: il podesta’ dei matti

Il Carnevale bormino iniziava il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate.

A Sant’Antoni Abat, al salta fora tucc’ i mat, recita un vecchio proverbio.

La costumanza bormina del Podesta’ dei Matti ricorda l’Abbas Stultorum degli antichi saturnali sacro-profani che, con l’appellativo di Festa dei Matti, durarono a lungo nel medioevo.

E’ Glicerio Longa, che nel 1912 ha condotto quell’impareggiabile studio sugli usi, i costumi e le tradizioni popolari, che ci ricorda quest’antica costumanza carnevalesca: "Sotto al Kuerc’, uno stuolo di maschere si eleggeva un principe buffone detto Podesta’ dei Matti. Insignito costui di illimitata giurisdizione, si portava colla truppa al palazzo pretorio e intimava al Podesta’ ed ai Reggenti, per quei giorni, la sospensione delle loro funzioni. Quindi, coronato ed in paludamento, condotto per tutto in trionfo, tornava sulla Piazza e di li’ si recava nelle case dei privati a ricevere commestibili e denari, per passarsela, durante il breve suo regno, in feste e gozzoviglie. Le notti passavano in balli, feste e tripudi".

Nel 1755 il Governo delle Tre Leghe pubblico’ un decreto col quale si aboliva questa annuale mascherata carnevalesca. Date le continue lamentele dei bormini, attaccati a questa tradizione, il governo Grigione nel 1766 revoco’ il decreto e lo sostitui’ con un altro in cui si diceva che non era intenzione delle Tre Leghe abolire quei divertimenti, purche’ non si commettessero violenze e soprattutto si rispettasse il Palazzo del Podesta’. Il popolo per cinque o sei giorni dimenticava cosi’ la sua dura servitu’ politica.