La descrizione fattane da Santo Monti (1855-1923), riproponendo l’impressione avuta dal Vescovo Ninguarda nel 1589, segnalava: "Monumento pregevolissimo díarte doveva essere detta chiesa se si riguarda alla sua antichità ed a qualche vestigio che rimane, da cui è lecito congetturare lo stile di questíantico edificio che si rivela Lombardo. In essa vi erano gli altari Maggiore o di S. Ambrogio, di S.ta Marta, di S. Pietro Martire, di S. Giacomo, di S. Michele e di S. Giovanni Battista"
Appunti storici in Contea di Bormio – fasc. VII ñ Sac. Carlo Santelli – 1925 (A.C.B.)
Lo storico Ignazio Bardea, nel 1768, scriveva invece: "L’incendio del 1621 che distrusse la borgata ridusse in rovina anche la chiesaî e ìnel 1622 per intermediazione del Padre Ignazio da Bergamo Cappuccino, si ottenne dal Cardinale Lodovisi nipote del Papa Gregorio, l’anuo assegno di scudi 300 per ricostruire la Collegiata. L’anno 1628 si diede principio alla fabbrica sotto la direzione dei deputati del popolo Lorenzo Nisina e Giasone Fogliani. La Comunità di Bormio fu chiamata a concorrere alla fabbrica con la somma di tremila lire da pagarsi entro cinque mesi e tutti gli abitanti dai 12 ai 60 anni si stabilì che fossero tenuti a prestare una giornata in opere manuali od a versare l’equivalente in denaro.
Il materiale di costruzione fu donato da tutte le Vicinanze; così la sabbia da Oga, Fumarono, Piatta e Piazza; la calce da Pedenosso e Turripiano, i trenta carri di gesso da S. Nicolò, Uzza e Teregua e la pietra verde dei portali da Premadio e Molinaî.
Memorie per servire alla storia ecclesiastica di Bormioî vol. I – Ignazio Bardea – 1766 – pagg. 293-294 (A.C.B.)