Scriveva il cancelliere di Bormio Arreggi nel 1816:
"L’intiera Contea di Bormio" nel 1796 "era composta da sedici Vicinanze che di presente chiamasi frazioni:
1) Bormio, il capoluogo composto da cinque contrade, cioe’ Dossoruina, Via Maggiore, Dossiglio, Buglio e Combo.
Ciascuna contrada avea due deputati, i quali venivano eletti in ciascuna di dette contrade dalli Vicini medesimi, che si radunavano nel mese di marzo di ogni anno, ed indi detti dieci deputati si radunavano, e tra questi se ne sceglievano due, che venivano chiamati Capi, i quali amministravano le attivita’ e passivita’ della Terra, ed attendevano pure a mantenere le grida e gli ordini riguardo alla campagna e alle strade, ed alla fine dell’anno rendevano i conti.
2) Furva, era composta di sei contrade, cioè: Furva Piana, ossia SantíAntonio, Madonna dei Monti, San Gottardo ossia Zordo, Terregua, Uzza e San Nicolò. Ciascuna contrada aveva due Anziani che venivano ogni anno eletti dai Vicini della rispettiva contrada, e tutti gli abitanti di detta Valle di Furva eleggevano li amministratori che venivano chiamati Massari della Valle, li quali amministravano le attività e passività dellíintera Valle, attendevano a fare osservare gli ordini per le strade e per i boschi e per la campagna, ed alla ne di ogni anno rendevano a tutti gli abitanti della Valle i loro conti, fatti li quali si eleggevano i Massari per líanno nuovo.
3) La Valle di Dentro, era composta da sei Vicinanze, ossia frazioni, che si univano come segue: Semogo con Isolaccia, Livigno con Trepalle, Pedenosso solo, Premadio con Molina e Turripiano. Ciascuna Vicinanza avea due Anziani che amministravano le attività e passività della Vicinanza, attendevano a mantenere gli ordini per la campagna e per le strade, e alla fine di ciascun anno rendevano i conti pel maneggio avuto alli Vicini che si radunavano nÈ luoghi stabiliti, ed indi passavano alla nomina dè nuovi Anziani per líanno susseguente.
4) La Valle di Sotto, era composta di sette Vicinanze, e di più in ciascuna Vicinanza veniva eletto uno od anche due deputati così detti Aguadri, che dovevano invigilare sui boschi tensi, acciò nessuno tagliasse del legname senza il permesso in iscritto del Consiglio Ordinario.
5) Livigno, era una Vicinanza e si chiamava l’Onorata Regione di Livigno, avea anch’essa i suoi Anziani, e di più avea un Mistrale che giudicava anche nelle cause civili sino alla summa di lire 100 locali e si amministrava da se stessa come tutte le altre Vicinanze di sopra descritte.
6) Vi era un Consiglio Generale di Popolo che era composto da 120 individui, cioè 60 scelti tra Bormio capoluogo e la Regione di Livigno, e 60 dalle altre tre Valli, cioè 20 di Furva, 20 della Valledi Dentro e 20 della Valle di Sotto, alcuni per ogni Vicinanza. Quali 120 tutti uniti si radunavano nei giorni 12 e 13 del mese di giugno di ciascun anno nel Palazzo del Comune, previo i particolari avvisi dei servitori e suono di campana, cioè nel giorno 12 per sentire la lettura di tutti li conti della Contea, fitti di montagne e decime, ed ogni altro provento di rendita pubblica; mentre per líesigenza di queste entrate e pel pagamento deí relativi carichi veniva eletto uno che si chiamava Caneparo, ossia esattore.
Riguardo alla manutenzione delle strade e pulitezza delle medesime e cosÏ pure circa la manutenzione e riatazione deí ponti, si faceva la spesa in testa dei Comuni, di modo che le strade erano sempre praticabili e comode.
Líamministrazione deí redditi dellíIstituto Scolastico era affidata ad una Deputazione di 10 individui, cioè la metà della Terra Mastra e líaltra delle Valli, che veniva presieduta da un economo che era sempre o per lo pi? ecclesiastico, il quale doveva attendere ed esigere le entrate ed aveva il dovere di pagare i carichi relativi, dandone conto alla Deputazione ogni anno; qual Deputazione veniva radunata per qualunque emergenza potesse occorrere e veniva cambiata ogni due anni. Líeconomo poi, qualora non avesse dato occasione di lamenti o di cattivo maneggio restava in carica anche pi? anni e questa Deputazione teneva le sue sessioni in una stanza dellíIstituto stesso, la chiave della quale restava appresso il rispettivo Segretario.
Missiva Arreggi (A.C.B.)
Il consiglio ordinario
Il Consiglio ordinario costituito da 16 uomini, 10 di Bormio e 6 delle Valli, si riuniva solitamente nella ìstuffa magnaî di Palazzo Pretorio per esercitare la giurisdizione penale e garantire la corretta amministrazione comunale.
Il buon funzionamento del suo operato era assicurato e salvaguardato dai salariati detti di San Gallone, eletti dal popolo alla metà díottobre di ogni anno, fra cui comparivano: esaminatori, stimatori, canipari delle biade o dei grani, agrimensori, esattori aguadri, decimari e deputati dei denari, dei monti, dei vasivi e dei boschi.
Il consiglio di popolo
Il consiglio generale, che il volgo chiamava di popolo, era costituito generalmente da 120 uomini metà dei quali della Terra Mastra e metà delle Valli; a volte il numero era maggiore per la gravità della decisione da assumere, come attesta l’elezione del Capitano di milizia del 1681 che vedeva convocati 418 uomini o líincontro del 27 marzo 1579 a cui presenziarono 400 persone atte a garantire uníadeguata accoglienza al Vescovo di Como in arrivo.
I consiglieri che lo componevano si radunavano solitamente nel "Cortivo" comunale avvertiti dal suono della campana sita sulla torre civica, previa precedente notifica dei servitori di comunità.
A questo Consiglio spettava il compito di legiferare, introducendo o modificando capitoli statutari, oltre che gestire beni comunali ed eleggere cariche pubbliche, quali: il Consiglio ordinario, i Reggenti o Ufficiali Maggiori, i Procuratori, i Cancellieri, i Canipari o tesorieri, gli Ufficiali di taverna e i tredici Deputati a Sentenza.
Testo e illustrazione tratti dal volume "Polvere di Fiabe", Alpinia Editrice Bormio